Don’t just play on yourphone, program it! è lo slogan inventato dalla Casa Bianca ai tempi del Presidente Barack Obama per sostenere la ‘Computer Science Education Week‘, una settimana dedicata alla diffusione della consapevolezza tra i più giovani dell’importanza di conoscere almeno le basi del linguaggio di programmazione informatica.
Già nel 2013, anche la Commissione Europea ha pubblicato il ‘DigCompEdu’, documento che delinea il quadro di riferimento per le competenze digitali ritenute necessarie per vivere da cittadini attivi, prendendo atto di come nella società attuale non sia possibile escludere la tecnologia dall’insegnamento.
Ecco perché anche noi di NoWalls, in questi tempi di Dad in cui il computer è diventato essenziale per lo studio, abbiamo iniziato a porci il problema di come trasformare gli alunni tra i 9 e i 12 anni in soggetti attivi e non solo passivi di fronte alla tecnologia. Tanto più che la pandemia ha aumentato ancora di più le diseguaglianze tra chi ha accesso a diversi device e ha una buona rete internet e chi invece ha faticato a procurarsi anche solo un tablet da condividere in famiglia e ha una connessione scarsa: questo ultimo scenario è più frequente per chi appartiene a fasce sociali più disagiate e in particolare per gli stranieri con figli che frequentano le nostre scuole.
Un nuovo progetto
Grazie al sostegno ricevuto dalla multinazionale Sap e alla disponibilità di tre nostri volontari che hanno competenze in campo informatico, abbiamo potuto proporre ai tre istituti dove già facciamo il Doposcuola Senza Muri di avviare anche un corso di Coding: l’obiettivo è rendere familiare alle ragazzine e ai ragazzini i concetti base della programmazione attraverso strumenti e linguaggi creati apposta per loro. I partecipanti infatti imparano a programmare e a creare giochi, a esprimere la loro creatività con nuovi strumenti, a trovare soluzioni originali ai problemi. Perché programmare giochi favorisce lo sviluppo di una mentalità progettuale in generale.
Lunedì 17 gennaio, Sarah, Antonio e Giuseppe, i nostri tre volontari ‘smanettoni’, sono entrati alla Santa Caterina da Siena e hanno incontrato il primo gruppo di studenti: una classe di prima media formata da alunni e alunne che si sono dimostrati molto attenti e interessati. Altre due classi si aggiungeranno la prossima settimana: il percorso, per ogni classe prevede cinque incontri di due ore e il corso si sviluppa in collaborazione con i docenti della scuola.
In classe!
Le allieve e gli allievi lavorano a coppie e sono seguiti passo a passo dai volontari.
Nei prossimi mesi entreremo anche nelle altre scuole con cui abbiamo preso accordi. Diffondere conoscenza, competenze e consapevolezza in ragazzini e ragazzine che non avrebbero altri modi per accedervi è la nostra più grande soddisfazione: fare inclusione significa anche questo.