‘Io credo che tutte le persone straniere abbiano bisogno di questo corso’, ci ha detto Omid, rifugiato afgano che ha partecipato alla quinta edizione di Mi Trovo Un Lavoro, realizzata con il contributo di Fondazione Banca Popolare di Milano. ‘Nei nostri Paesi le regole per cercare un impiego sono diverse: grazie a questo progetto ho imparato come si scrive un cv, ma – ancora più importante – ho capito come comportarmi, che cosa devo dire a un colloquio di lavoro. Mi ha dato una grande motivazione’.
Siamo ormai agli sgoccioli di questa ultima edizione, iniziata a marzo: le partecipanti e i partecipanti hanno iniziato a sostenere i colloqui con intervistatori di OpenJob Metis, un’occasione preziosa per mettersi alla prova con veri professionisti della selezione di candidati e per entrare nel database di questa Agenzia per il lavoro.
Le persone coinvolte
Hanno partecipato 5 persone straniere provenienti da Senegal, Afghanistan (2), Bangladesh, Nigeria; una donna e quattro uomini. Tutti sono stati seguiti personalmente da un o una tutor. Quella del tutor è una figura centrale per un progetto che non ha l’ambizione di raggiungere tanti beneficiari cui fornire contenuti generici, bensì quella di essere davvero sartoriale: ogni partecipante è seguito passo passo e in modo personalizzato per tutto il percorso.
Si tratta di un ruolo complesso, anche perché chi lo assume si può trovare a dover sostenere fragilità molto delicate, legate a percorsi di vita a volte traumatici che la persona loro assegnata può aver affrontato. Ci vuole un grande equilibrio per sostenere senza strafare, senza entrare in campi che non ci competono, come quello psicologico o legale. Le formazioni che offriamo ai nostri volontari e alle nostre volontarie hanno anche questo obiettivo: imparare a riconoscere i propri limiti nel seguire le persone, senza esserne travolti sul piano emotivo e senza prendersene carico oltre il dovuto.
I ruoli
In generale, le volontarie e i volontari più attivi in questa edizione di Mi Trovo Un Lavoro sono stati una quindicina. Oltre alle tutor e ai tutor, e a chi ha tenuto le fila del progetto dal punto di vista organizzativo, c’è stato chi si è occupato:
- del bilancio delle competenze (altro momento strettamente personalizzato per ogni partecipante),
- della lezione sul cv e della relativa esercitazione,
- della lezione sul colloquio di lavoro e le relative simulazioni,
- della lezione sui diritti e doveri del lavoratore secondo la legge italiana,
- delle esercitazioni di ricerca attiva,
- della costruzione di un piano individuale per ogni partecipante.
Gli incontri sono stati sia in presenza, sia online.
Un primo bilancio
Il progetto ora è agli sgoccioli; c’è chi nel frattempo ha già trovato lavoro e ci piace pensare che il percorso abbia in parte aiutato, chi continua a cercarlo, ma come le altre volte nessuno viene salutato in modo definitivo. I tutor continueranno a monitorare la situazione di ogni persona loro affidata, e coinvolgeranno gli altri docenti nel caso fosse necessario.
‘In questi mesi, ho capito tante cose anche di me: ho imparato che non devo stare sempre zitta, che posso parlare e fare domande, che devo dire che cosa penso e che lo posso fare anche durante un colloquio di lavoro’, ci ha detto Fatou, partecipante senegalese. ‘L’incontro con Francesca, la mia tutor, e con questo progetto mi ha cambiato la vita’.
Parole come queste ci danno una motivazione ancora più forte per portare avanti il progetto e renderlo sempre più determinante per la vita delle persone che incontriamo (e che a distanza di anni continuiamo a sentire).