Secondo dati riportati dall’associazione Antigone, al 31 ottobre 2023, su 1.074 persone detenute nella Casa circondariale di San Vittore, 662 sono straniere. Più del 61 per cento della popolazione carceraria, quindi, non è madrelingua italiana e la stragrande maggioranza l’italiano non lo sa per niente o lo sa molto poco. I reati di cui sono accusati (a San Vittore ci sono per lo più persone in attesa di giudizio) sono in genere minori, correlati a pene brevi. ‘Si tratta’, per citare l’ultimo rapporto dell’associazione Antigone, ‘di una criminalità meno organizzata e autrice di delitti meno gravi’.
La chiamata
È in questo contesto che ci è stato chiesto, prima dell’estate, di organizzare corsi di italiano per detenuti da attivare a San Vittore: una sfida che noi di NoWalls non potevamo lasciare perdere. Portare la nostra competenza nata per abbattere le barriere dell’esclusione in un luogo che è strutturalmente fatto di muri chiusi a chiave ci è sembrata la sfida delle sfide. Ci siamo organizzati subito per raccoglierla al meglio, affidando il delicato compito di rendere concreta la nostra risposta ad Alessia Benenti, che forma i nostri maestri e le nostre maestre e coordina le attività di ScuolAperta sia dal punto di vista organizzativo sia da quello didattico.
Le volontarie e i volontari
Abbiamo coinvolto un gruppo di volontarie e volontari esperti – attivi con noi da qualche anno – e che hanno affrontato classi di ogni tipo: adulti, solo mamme, solo Minori Stranieri Non Accompagnati. Una classe di persone private della libertà ancora non era capitata, ma hanno accettato anche loro la sfida con passione e coraggio. “Sono stata subito entusiasta di partecipare a questo progetto”, ci ha detto Roberta Bicocchi. “Ho amici che hanno fatto volontariato in carcere e desideravo da tempo avere quest’opportunità. Mi ero fatta l’idea che San Vittore fosse una città nella città, in cui la società civile milanese è partecipe e contribuisce a rendere questo posto più umano e sopportabile”. Grazie anche all’appassionato e convinto sostegno di Cristina Cairone, dottoressa di San Vittore che ha lavorato assiduamente al fianco di Alessia Benenti, il 9 ottobre abbiamo potuto far partire due corsi, uno il lunedì e uno il giovedì. Il carcere è un mondo in cui entrare in punta di piedi, bisogna cercare di capirne i meccanismi, che sono molto complessi.
Un mondo a parte
“Il carcere è un mondo a sé con regole, ritmi e tempi così diversi dai nostri”, ci ha scritto Chiara Crespi, che fa parte della squadra NoWalls per San Vttore. “Il tempo è un tempo vuoto, quasi sospeso, dove è fondamentale inserire progettualità, riempirlo di significato e di speranza. Nella mia vita non sono mai stata d’accordo con chi pensava e pensa “chi sbaglia deve pagare e basta”. Credo nella dignità e nell’umanità di una persona in qualsiasi condizione si trovi a vivere, ho fede nell’umanità e nel riscatto personale”. L’incontro con il sistema carcere è stato in effetti straniante. La trafila per entrare è molto lunga e anche l’arrivo dei ragazzi per la lezione a volte richiede molto tempo e pazienza. “I ragazzi cambiano di continuo cella, le attività si sovrappongono”, spiega Roberta Bicocchi. “E poi c’è chi lavora, chi dorme, chi è malato, chi ha giustamente le paturnie. Noi volontari abbiamo imparato che qui bisogna essere elastici, prendere chi viene, fare quel che si può”.
Gli studenti
L’incontro con gli studenti è stato quasi per tutti e tutte inaspettatamente positivo. “I nostri ragazzi sono splendidi per tanti motivi”, racconta Giulio Ferrario. “Per la ricchezza di umanità; per la gratitudine che esprimono e che nasce dal bisogno di essere visti e tenuti in considerazione da qualcuno; per la voglia di imparare perché sanno che la lingua è necessaria; per la capacità di non farci pesare troppo le tensioni che vivono (anche tra di loro)”. Roberta Bicocchi, che confessa di essere stata molto in ansia nei giorni precedenti l’inizio del corso, rivela che invece tutto poi è venuto in modo naturale: “La maggior parte di loro è molto giovane: hanno voglia di parlare del viaggio per arrivare in Italia, della loro esperienza “in galera”. Noi, che di solito agli studenti non facciamo troppe domande, siamo investite dalle loro storie. Facciamo i verbi riflessivi. E tu, quando ti diverti? Ci aspettiamo che raccontino di partite di calcio nell’ora d’aria, invece dicono che si divertono quando telefonano alla mamma nei giorni concessi. Come fai a non uscire dalla lezione con il sorriso sulle labbra, nonostante tutto?”.
Non è tutto rosa e fiori. Per qualcuno, più sensibile forse, si sta rivelando un’esperienza faticosa. “Io sono travolta e stravolta dai rumori e dagli odori che ci sono lì dentro”, ci confessa Elisa Broggi. “I ragazzi che incontriamo mi sembrano disperati. Hanno 20, 22 anni e io ne percepisco tutta l’inquietudine e un senso della vita di persone di 50 anni, segnati anche nel corpo, che si sentono fallite. Detto questo, alla fine delle lezioni, quando ci chiedono il cioccolato, hanno occhi così teneri che rivedi dentro di loro i bambini che sono stati e il mio cuore si scioglie”.
La mobilitazione delle associazioni milanesi
Noi di NoWalls non siamo gli unici a entrare a San Vittore. È un brulicare di attività di volontariato, che mirano a obiettivi di ogni genere. “La marea di volontari che ruotano intorno a San Vittore è impressionante”, racconta Roberta Bicocchi. “Al di là di quello che si legge e si sente sulle carceri italiane, sui suicidi dei detenuti, sul sovraffollamento, fa davvero piacere sapere che tanta gente si impegna per fare della detenzione non un luogo di punizione, ma un posto dove crescere e ripensare la propria vita per avere una seconda occasione”.