Sartoriale. È questa parola che ha fatto da faro nell’ideazione del progetto Mi trovo Un Lavoro. Non volevamo fosse l’ennesima proposta di interventi a pioggia per favorire l’entrata nel mondo del lavoro di migranti che si trovano, più o meno per scelta, a vivere in Italia. Volevamo che i nostri beneficiari e le nostre beneficiarie fossero seguiti singolarmente, perché ognuno è diverso e ha capacità, storie, aspirazioni proprie. Ci siamo detti: ‘Meglio puntare su poche persone a ogni edizione del progetto, ma su quelle persone investire tutta la nostra attenzione e cura, tutte le nostre competenze’.
Ecco perché abbiamo cercato tra i nostri volontari chi volesse fare da tutor a una o un partecipante alla volta: ne abbiamo trovati otto e otto sono i partecipanti che abbiamo coinvolto nel progetto dopo una puntigliosa selezione.
Di tutto il team coinvolto, i tutor sono i primi che hanno incontrato Mamadou, Katarzyna, Luz, Rodrigo e gli altri: si sono visti online – perché così vuole il momento – in un appuntamento a due, agevolato se era il caso dalla presenza del mediatore Jo, un ragazzo senegalese in Italia da anni e diventato mediatore culturale professionista.
Che cosa fanno i tutor? Seguono il ragazzo o la ragazza passo a passo. Spiegano bene il senso del progetto in modo che non si creino equivoci o aspettative sbagliate; favoriscono lo sviluppo di un rapporto di fiducia che permetta ai partecipanti di aprirsi con loro, ma anche con i professionisti volontari che incontreranno nel percorso: quelli che si occupano del bilancio delle competenze – presupposto di tutto quello che accadrà dopo – e i docenti che spiegano come usare la posta elettronica per lavoro, come scrivere un cv efficace e su misura, come affrontare un eventuale colloquio, come orientarsi nelle offerte del mercato.
I tutor si preoccupano di verificare che gli appuntamenti siano rispettati; a ogni passo, chiedono ai ragazzi e alle ragazze come si sono sentiti e se hanno capito; si accertano che facciano i compiti (scrivere il cv, mandare email con allegati, navigare nel web alla ricerca di offerte adeguate), ma non li fanno al posto loro.
Incoraggiano, sostengono, a volte mettono a disposizione le loro stesse reti di conoscenze, perché un problema per gli stranieri è la solitudine e la mancanza di contatti, che li isola e non facilita l’incontro con occasioni di lavoro.
Essere tutor, stare così vicino a una persona in una situazione di fragilità, è l’occasione per fare davvero la differenza per qualcuno, ma è anche per ricevere doni preziosi: conoscere mondi diversi dal nostro e illuminarsi dell’umanità altrui.