L’integrazione è un dialogo a due voci, per questo motivo insegnare ai migranti e agli immigrati non ci basta. Se vogliamo lavorare per l’integrazione, per una società felicemente interculturale e inclusiva, dobbiamo parlare anche a noi stessi.
Ecco perché abbiamo iniziato a occuparci anche dei ragazzi italiani che frequentano le scuole italiane – elementari, medie e istituti superiori. Lo scopo era farli lavorare sull’incontro con il diverso e sugli stereotipi che guidano il nostro giudizio quando guardiamo o conosciamo qualcuno che appartiene a un’altra cultura (ma non solo).
Per farlo in modo efficace abbiamo collaborato con un gruppo di antropologi, i RibaltaMente, con cui abbiamo portato al liceo classico Parini e al linguistico Manzoni il laboratorio Conn(essi). In una serie di incontri successivi i ragazzi hanno toccato con mano come ogni loro opinione è condizionata da categorie culturali; hanno sperimentato com’è rivelatore ascoltare davvero chi hai davanti, sia che tu lo conosca già sia che tu l’abbia solo intravvisto nei corridoi della scuola; hanno disegnato e dialogato con i nostri studenti africani, come fossero loro compagni di scuola, né più né meno, diversi forse, ma molto più uguali di quanto pensassero.
Per noi è stata un’esperienza fantastica: abbiamo riso tanto tutti insieme, ci siamo stupiti, divertiti e anche emozionati. Abbiamo provato ad aprire le teste, a ribaltare le menti, e ne siamo orgogliosi.
E per i ragazzi liceali? Abbiamo scelto di mostrare una lettera per tutte quelle che ci hanno scritto. Una vera poesia. Si intitola Conn(essi) 🙂