L’appuntamento è per le 11,30 davanti al Palazzo della Triennale. Alle 11 arriva il primo messaggio: “Sono qui”. È Sithin, un ragazzo indiano che evidentemente non vede l’ora di fare questa esperienza. Altri seguono: Carlos ci dice che sta arrivando a Cadorna, Francy che è un po’ in ritardo (ma sono le 11,10!), Mohammed alle 11,26 ci dice che gli ci vogliono ancora 8 minuti. Madala il minuto lo spacca: eccolo alle 11,30. Nel frattempo arrivano Paola, Maddalena, Alessia, Marta, Alice… le volontarie di NoWalls. William invece è disperso nel parco Sempione. Lo andiamo a recuperare.
Saul Steinberg ci aspetta
Alle 12, puntualissimi, ci siamo tutte e tutti. Otto volontarie del progetto Turisti Senza Muri, finanziato dall’Otto per Mille Valdese, una maestra e 14 tra studentesse e studenti delle classi più avanzate della nostra ScuolAperta. Andiamo a visitare la mostra dedicata a Saul Steinberg, l’artista, disegnatore e architetto ebreo di origini rumene, una vita da migrante, passando per Milano e poi New York, in fuga dall’antisemitismo che impestava l’Europa negli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Un uomo che parlava tante lingue, ma nessuna bene, e che si esprimeva con disegni ironici, geniali, dal tratto semplice e immediato, che permetteva ogni comunicazione al di là della lingua.
La mostra
Il programma prevede una visita guidata da una bravissima mediatrice culturale e poi un laboratorio dedicato alle famose maschere per il naso di Steinberg. La maggior parte del gruppo non è mai stato in un museo e nessuno era mai stato dentro al bellissimo Palazzo della Triennale. Già questo li rendi elettrici. Saliamo la grande scalinata progettata dall’architetto Muzio e raggiungiamo la mostra al primo piano. Chiara, la mediatrice, racconta di Steinberg e della sua vita poi ci conduce davanti ad alcuni dei disegni, fa notare l’immediatezza delle linee, come usando semplicemente il tratto il disegnatore fosse in grado di descrivere perfettamente il caratteri dei personaggi rappresentati, come di fronte a un paesaggio urbano si riuscisse a sentirne tutto il frastuono e perfino lo smog, o al contrario il silenzio di alcuni scorci. Tutti sono incantati, concentrati e silenziosi. Alcuni fanno domande, commenti, colgono l’ironia dei disegni e si ride tutti insieme.
Il laboratorio
Poi si va al laboratorio, ognuno disegna e ritaglia la maschera da calzare sul naso (l’elemento più importante di ogni viso secondo Steinberg) e compone anche un fumetto senza lettere, solo ghirigori, ma capace di dire tutto quello che c’è da dire. Sembriamo tanti bambini, non importa da dove veniamo, ci siamo divertiti e impegnati.
Lassù qualcuno ci ama
Per finire, foto di gruppo, ognuno con la sua maschera, sotto l’enorme ritratto di Saul Steinberg, tanto sapere in più nella testa e nel cuore. Tutti anche più amici tra di noi, perché queste esperienze servono sì a condividere la bellezza della nostra cultura, ma anche ad avvicinarci al di fuori delle aule. A creare relazioni sul filo di esperienze vissute insieme. Saul Steinberg ci guarda sornione: pare essere soddisfatto. Molto.