“Il mio obiettivo? Sciogliere il senso di solitudine che si accompagna alle lezioni online, dove ognuno sta chiuso nella sua stanza, lontano dagli studenti e dagli altri insegnanti”. Alessia Benenti è la coordinatrice didattica della nostra ScuolAperta e insieme a Silvana Strambone, responsabile della scuola, tiene le fila perché l’insegnamento funzioni, incontra periodicamente le maestre e i maestri, ascolta le loro difficoltà, dà suggerimenti, imposta con loro la linea delle lezioni a venire.
La solitudine di maestre e maestri
Da aprile dell’anno scorso, ScuolAperta si è trasferita online e l’operazione ha funzionato. Abbiamo 11 corsi per più di cento tra studenti e studentesse e circa 40 volontari attivi nell’insegnamento. Tutto bene, insomma. Questa modalità a distanza, però, rischia di far perdere alle singole maestre e ai maestri la percezione di essere parte di un gruppo che lavora a un grande progetto di inclusione. Ognuno incontra infatti solo il docente che lo affianca, e lo incontra solo via pc; si confronta solo con i 4/5 docenti della sua classe – quelli che fanno lezione un certo giorno della settimana e quelli che fanno lezione un giorno diverso – ma il confronto avviene solo via whatsapp e con consigli di classe periodici su Zoom. Degli altri docenti e delle altre classi, si sa poco o niente. Inevitabile, dopo quasi un anno, avvertire un senso di alienazione. Quello che Alessia ha voluto affrontare.
Appuntamento per (ri)conoscersi
Ha chiamato a raccolta gli insegnanti, che si sono trovati in 25 un sabato mattina di fine febbraio, subito dopo il caffè. Con un complesso meccanismo che ha sfruttato al meglio gli strumenti di zoom, il gruppo è stato diviso in 6 sotto gruppi che ruotavano in tre stanze diverse, dove ogni volta incontravano per dieci minuti un gruppino diverso con cui affrontavano temi a rotazione: che rapporto si è creato con gli studenti e tra gli studenti; una cosa divertente che è successa o che succede spesso a lezione; uno studente/studentessa che vi ha colpito e di cui volete raccontare agli altri; un’attività che avete fatto o che fate normalmente e che ha funzionato bene; la difficoltà più grande dell’insegnamento online e come (e se) siete riusciti ad affrontarla e risolverla. E via così, in un fitto dialogo incrociato che mirava a dar vita a uno scambio di soddisfazioni, difficoltà, emozioni.
Non siamo monadi!
“È stato utilissimo”, dice Raffaella Chelotti, maestra dal 2019, prima in presenza nel corso per le mamme alla scuola Bacone e nel centro di accoglienza di via Aquila e ora attiva online. “È circolata tanta allegria e il confronto ha reso evidente e concreto che non siamo monadi, ma che facciamo parte di una comunità di persone diverse, unite però dalla determinazione di essere parte attiva di un progetto di inclusione in cui tutte e tutti crediamo tantissimo. Alla fine, quello che mi è rimasto è la voglia di impegnarmi e di imparare ancora di più”.
Tra i 25 partecipanti c’era anche Francesco Chiabrando, maestro storico di NoWalls, attivo già dai tempi di via Corelli nel 2017. Francesco si è sempre rifiutato di entrare nella squadra degli insegnanti online: “Non ci credevo, non mi pareva un sistema efficace”. L’uso dell’imperfetto indica un cambiamento di opinione… “Ho partecipato a questo incontro perché era curioso, volevo capire come mai ScuolAperta andasse avanti nonostante la modalità online, che mi sembrava fallimentare. Ascoltare le maestre e i maestri, la loro esperienza, il loro entusiasmo, mi ha fatto ricredere: è vero, gli studenti in classe sono meno, ma con quelli che ci sono si può lavorare molto bene, per certe cose perfino meglio che in presenza. È stata una rivelazione”.
Francesco inizierà a giorni la formazione sull’uso di zoom per le lezioni online e presto lo aspettiamo in classe. L’obiettivo di Alessia Benenti è stato raggiunto, anche oltre le aspettative.