9 corsi, 23 volontari e circa 60 studenti coinvolti, di cui più di 20 Minori Stranieri Non Accompagnati segnalati da 7 comunità milanesi.
È questo il bilancio dopo due settimane di costruzione della nostra ScuolAperta OnLine, avviata in seguito alle misure di quarantena decise dal Governo per contrastare la diffusione del Covid-19. Si tratta del nostro contributo all’appello lanciato dalla Rete delle Scuole Senza Permesso di cui NoWalls fa parte affinché ognuna si attivasse per fornire agli studenti stranieri la possibilità di continuare a imparare l’italiano.
Per realizzare i corsi usiamo Zoom, Whatsapp, Skype, secondo le necessità. All’inizio non è stato facile, ci sono stati problemi di varia natura – tecnica, organizzativa, di competenze da costruire – ma a questo punto possiamo dire che la scuola è partita, che gli studenti ci sono – grazie a un intenso passaparola e alla collaborazione con il Comune e con il Cpia – e che questa nuova avventura sta rivelando scenari del tutto inaspettati, emozioni nuove, sfide inedite da affrontare.
Le lezioni
“Lunedì scorso, prima di iniziare la mia lezione on line con Zoom, ero agitatissima e nervosa”, confessa Elisa, maestra di NoWalls dalla prima ora, 52 anni, giornalista scientifica ora impegnata quasi a tempo pieno nel volontariato. “Mentre mi vedevo riflessa nello schermo del mio i-pad, mi è venuta paura di non saper insegnare con questa modalità. Ho respirato forte e cliccato il link. La lezione è iniziata e io ho ritrovato gli occhi scuri e curiosi, allegri e sfrontati, tristi e malinconici dei “miei” ragazzi minori non accompagnati. Abbiamo riso e scherzato, ho fatto vedere loro il mio cane Thai che abbaia mentre parlo perché non capisce che cosa sta succedendo. Poi abbiamo iniziato la lezione e tutto è passato. C’eravamo noi, di nuovo insieme. Soltanto un po’ più lontani”.
Impostare le lezioni da fare a distanza non è lo stesso che prepararle per quando si è in aula. “Ho preparato dei Power Point apposta per queste lezioni, perché non puoi basarti solo sul libro. Ho impostato la mia lezione più sulle immagini e ho inventato dei modi per coinvolgere i ragazzi ancora di più, per catturare la loro attenzione, spingendoli a mettersi in gioco“, spiega Arta, 35 anni, ricercatrice biologa, albanese in Italia da 15 anni, maestra di Nowalls da 6 mesi. E allora via con le esplorazioni delle bellezze di Milano attraverso viaggi fotografici, chiedendo ai ragazzi quali sono i loro posti preferiti, dove sono stati, dove vorrebbero andare. E poi si parla di moda, di ricette, di canzoni. Per finire con dei giochi. Per esempio quello del labirinto, ottimo modo per imparare gli avverbi di luogo: sopra, sotto, a destra, indietro.
Per questi ragazzi e per tutti gli studenti stranieri oggi più che mai è importante fare lezione, perché, con questo regime di quarantena, la lezione è l’unica occasione che hanno per parlare, leggere, scrivere in italiano. Non possiamo abbandonarli. Del resto la loro partecipazione è eccezionale.
Gli obiettivi? Almeno due
“Noi abbiamo 7, 8 studenti – pachistani, egiziani, siriani – meno di quelli che avevamo in classe, ma paradossalmente ci sono quelli che erano più indietro”, racconta Celeste, 44 anni, che per lavoro cerca finanziamenti per la ricerca oncologica, maestra di NoWalls da 3 anni. “Sono felicissima di questo esperimento: i ragazzi interagiscono di più, si correggono tra loro e quando finisce la lezione continuano a lavorare mandando audio o video via Whatsapp su ciò che abbiamo fatto. Una cosa divertente è che ti accorgi che nella loro stanza magari c’è il marito o la moglie, ci sono i figli, i compagni di comunità. A volte questi spettatori nascosti suggeriscono e si creano siparietti davvero divertenti”.
Risulta evidente quello che è solo apparentemente una ricaduta secondaria delle lezioni di italiano online: non si tratta solo di insegnare la lingua, si tratta di sentirsi ancora comunità, di continuare a nutrire le relazioni. Di non sentirsi soli.