Mentre l’esperienza al liceo classico Carducci si trova nella fase finale, abbiamo lanciato una nuova edizione di NoWalls Young al liceo scientifico Vittorini , sostenuta ancora una volta – dopo l’esperienza dell’anno scorso – dall’Associazione Marco Formigoni.
Il progetto 2024
Quest’anno partecipano al percorso otto tra ragazze e ragazzi del liceo e otto Minori Stranieri Non Accompagnati provenienti da Pakistan, Costa d’Avorio e Gambia.
L’obiettivo del progetto Nowalls Young è sempre quello: fare incontrare, conoscere e lavorare insieme ragazze e ragazzi italiani e Msna attraverso attività che li mettano in gioco e in relazione. Per la prima volta quest’anno abbiamo deciso di concentrarci su un elemento della vita di tutti che incarna ricordi, tradizioni, identità culturali: il cibo.
Insieme in cucina
Abbiamo infatti pensato che cucinare e mangiare insieme ricette che appartengono alla propria tradizione permette di scoprire l’altra persona come portatrice di gusti, passioni, storie familiari e culturali. È nata quindi una collaborazione con il LAC- Laboratorio di Antropologia del cibo, dove per tre volte – il 2, il 9 e il 16 marzo – le ragazze e i ragazzi andranno a condividere esperienze legate appunto alla cucina, guidati da chef della squadra del LAC.
Prima di questi incontri focalizzati sul cibo, era necessario fare incontrare il gruppo, sciogliere le timidezze, favorire una prima conoscenza. Il primo appuntamento è stato sabato 10 febbraio.
Prima, conosciamoci!
L’incontro è stato guidato da Giorgia Barbieri, preziosa collaboratrice di Nowalls ed educatrice, e da Marta Dore come volontaria.
Non si può mai essere sicuri di come andrà la prima volta che questi adolescenti si incontrano: pesano le timidezze, la convinzione che prevalgano le differenze rispetto alle affinità. In realtà, aiutati da attività strutturate, ragazzi e ragazze si sono aperti come nemmeno speravamo potesse accadere. Dopo un’ora era tutto un parlare fitto fitto tra loro, che si sono inventati soluzioni per capirsi nonostante non avessero una lingua in comune.
Contro il razzismo in nome di Marco Formigoni
Ancora una volta, guidati dall’esempio di Marco Formigoni, a quasi 15 anni dalla sua scomparsa speriamo di creare anticorpi giovani, vivi ed efficaci contro il razzismo e l’esclusione sociale delle persone straniere. Ci fa piacere condividere la lettera che Marco aveva scritto all’allora sindaca Letizia Moratti dopo l’assassinio di matrice razzista a Milano di Abdul Guiebre (Abba), un ragazzo originario del Burkina Faso.
Gentile signor Sindaco,
sono un papà preoccupato. Mio figlio ha 10 anni da pochi giorni. Sono preoccupato come tanti padri per quello che potrebbe succedergli quando tra qualche anno uscirà la sera; l’alcool, la droga, l’auto. Quando torni? Stai attento, non fare stupidaggini. Ti fidi, è tuo figlio… Non puoi rinchiuderlo perché hai paura. Ma se diventare grandi non è facile, vederli crescere fa anche un po’ paura. Ma oggi sono preoccupato perché il mio ragazzo ha la pelle scura.
Guardo le foto di Abdul Guiebre sui giornali e gli occhi si spostano su quelle di mio figlio, qui sulla mia scrivania. Come sarà tra 5 o 6 anni? Ma soprattutto cosa avranno già sentito le sue orecchie? Comincia a succedere già oggi. Quest’estate in spiaggia, mentre lui giocava con altri bambini, un signore scocciato gli ha detto negro di merda. Ha fatto finta di non sentirlo; ma solo finta, perché poi me ne ha parlato e mi ha detto che ha pensato che quel signore fosse uno stupido ignorante. La cosa che mi ha fatto più male è che ho capito che si sta abituando alla stupidità, all’ignoranza. La prima volta che era successo che qualcuno lo apostrofasse con riferimenti al suo colore era stato un bambino: “Sei marrone come la cacca”. Erano stati pianti e lacrime. Qualche anno prima un tale l’aveva chiamato Bin Laden, ma per lui appena arrivato dal Brasile era una delle tante cose nuove e incomprensibili che gli stavano capitando per la prima volta, come la neve o gli spaghetti.
Stasera tornerò a casa e gli racconterò di Abdul, leggeremo insieme il giornale e cercherò di spiegargli che cosa è successo. Ma non sono tanto sicuro di riuscirci. Perché dovrei dirgli che oggi ci sono persone che hanno paura di quelli con la pelle scura come la sua. Ma la colpa, amore mio, non è del colore della pelle, piuttosto di quello che quelle persone hanno nella testa e nel cuore. E a quelle persone bisogna spiegare che il colore della pelle non c’entra. Ma non basta che glielo spieghiamo noi, il compito è soprattutto di chi ci governa. A quel punto mi chiederà perché non lo hanno ancora fatto. Se lo avessero fatto, forse quel ragazzo sarebbe ancora vivo. Sindaco Moratti, le giro questa domanda di mio figlio. Perché non lo avete fatto?
Marco Formigoni
Marco sarà sempre un riferimento forte per noi (avevamo anche organizzato insieme un bellissimo torneo di calcio per ricordarlo nel 2019) e ringraziamo ancora una volta tantissimo l’Associazione Marco Formigoni per il sostegno che da anni dà ai nostri progetti.